Nel curriculum militare di Paolo Rossi c’era scritto “Bersagliere”. Ma diciamolo: più che ai campi di addestramento, lui mirava alle reti avversarie. E ci riusciva benissimo. Arruolato nella 3ª Compagnia Speciale Bersaglieri Atleti (che già nel nome suonava come un 4-3-3 tattico), Paolo passò un anno in divisa, ma con i parastinchi sotto al braccio.
«La caserma? Sì, carina, quando la vedevamo», disse ironico al Guerin Sportivo. Il servizio militare per lui era un concetto molto elastico: ogni mercoledì o giovedì c’era una partita con la Nazionale militare italiana, e poi si tornava al club. Più che militare, sembrava in tournée.
Nel 1977 volò con la Nazionale militare in Siria, per disputare il Campionato mondiale militare di calcio. Là, tra rovine romane e calci d’angolo, raccolse una medaglia, una cartolina da Palmira e un’illuminazione linguistica:
“Più bello il C.A.R. che la Siria. Carissimi saluti.
Paolo.”
Firmato da Damasco, con la solita ironia toscana che non conosceva confini — né geografici, né gerarchici.
Indossava la maglia azzurra numero 9, ma mica da solo. Con lui c’era un altro futuro campione: Antonio Cabrini, amico vero, compagno di Nazionale e partner d’attacco nei tornei e nelle cene improvvisate in camerata. Rossi faceva i gol, Cabrini li applaudiva e glieli serviva. Una bromance nata tra fatiche militari (poche) e partite giocate sul serio.
La loro era un’alleanza solida: uno partiva pettinato e tornava spettinato, l’altro partiva spettinato e restava così. Ma in campo si trovavano a occhi chiusi. E in quel ritiro militare travestito da stage calcistico, si stava preparando l’Italia che avrebbe brillato quattro anni dopo a Spagna ’82.
Il foglio di congedo illimitato, firmato il 5 luglio 1978 a Prato, sancisce la fine dell’obbligo militare. Ma non è che Paolo ne avesse sentito tanto il peso. Aveva già fatto tutto: indossato il cappello da bersagliere (con piume scenografiche), girato il mondo, vinto un torneo internazionale e creato un’amicizia che avrebbe lasciato il segno nella storia del calcio.
Rossi militare, sì. Ma con licenza di segnare.