«Le imprese tessili pratesi degli anni '60 del XIX secolo si contraddistinsero inoltre per la fabbricazione delle flanelle rosse per le camicie e dei "panni bleu" per le truppe regie», mentre nella lavorazione ordinaria si producevano «panni larghi e stretti, fini, mezzi fini e ordinari, alla piana spinati ed operati, Cascimirre, Vilton, Melton, Spagnolette, Flanelle e Flanelloni, bianchi colorati»
Più o meno cento anni dopo, a Prato, nasceva Paolo Rossi.
Proprio lì, nella città che fabbricava le camicie indossate da
coloro che avrebbero unito l’Italia e le uniformi
dell’esercito che l’avrebbe rappresentata e difesa. Rosso e
blu, colori che nel caso di Paolo vireranno sul bianco-rosso
di tante magliette che lo accompagneranno in carriera
(Vicenza, Perugia) e l’azzurro, che consacrò Paolo come l’uomo
più famoso del mondo, nel 1982.
Lui capace, insieme, di unire l’Italia, rappresentarla e
difenderla, di stoffa ne aveva da vendere. Tutto ebbe inizio a
Santa Lucia, frazione di Prato, dove non solo è nato
calcisticamente Paolo Rossi, ma anche Christian “Bobo” Vieri e
Alessandro Diamanti. I primi calci, come per tanti in quegli
anni, sono all’oratorio, ma poi il dottor Riccardo Pajar, il
medico del paese, decide di metter su una squadra di “pulcini”
della frazione: lo Sporting Santa Lucia. A pochi chilometri da
Firenze, la passione del calcio passava attraverso la cura dei
settori giovanili e il dott. Pajar e poi i dirigenti della
squadra della piccola frazione di Santa Lucia - oggi fusasi
con i vicini del Coiano - trovarono l’alchimia giusta per
costruire uno dei vivai più prolifici d’Italia e lanciare
campioni verso la serie A e la Squadra Nazionale. È
incredibile come da quel minuscolo pezzetto di Toscana,
arrivino, a tutt’oggi, i due migliori bomber di sempre ai
Mondiali: proprio Pablito Rossi e Bobo Vieri che condividono
questo straordinario record con Roberto Baggio. Il campo della
squadra del Santa Lucia sorgeva a qualche centinaio di metri
dalla casa di Amelia Ivana Carradori e Vittorio Rossi, i
genitori di Paolo e Rossano, fratello maggiore, anche se
soltanto di un anno, che diventerà -anche lui- calciatore. La
famiglia Rossi viveva in via Fucini, luogo che divenne la meta
di centinaia di persone quell’11 luglio 1982, subito dopo la
finale dei Campionati mondiali di calcio nella quale l’Italia
di Bearzot sconfisse per 3-1 la Germania. A tanti venne
naturale festeggiare la vittoria sotto quelle finestre, dove
era cresciuto l’eroe di Spagna, a due passi dal campo di Santa
Lucia dove Pablito aveva iniziato a tirare i primi calci al
pallone quando aveva nove anni, insieme al fratello Rossano.
Il padre Vittorio era stato ala destra nel Prato. Tanto calcio
e tanta stoffa, insomma, nella famiglia Rossi: mamma Amelia è
una sarta, il nonno, vero patriarca della famiglia e così
innamorato di sport da trasmettere quella passione a figli e
nipoti, è socio fondatore della Socit, rinomata azienda
pratese di stoffe, mentre babbo Vittorio, anche se giocava al
pallone, aveva un lavoro “vero” da ragioniere nella
amministrazione in un’azienda di tessuti.
La storia calcistica di Paolo Rossi, che ammirava così tanto il dottor Paiar da accompagnarlo nei giri-visita ai suoi pazienti e immaginando, per un po’ di diventare un dottore, inizia con la Coppa Arcobaleno under 13, dove Paolino segna 6 del 10 gol con cui lo Sporting di Paiar vince contro la Folgore. Il dado è tratto: nonostante i dubbi di mamma Amelia, niente stetoscopio, meglio gli scarpini.
Nel 2014 Angelo Carotenuto farà a Paolo Rossi un’intervista per Repubblica; c’è una domanda sul suo ricordo più forte legato ai Mondiali. Pare scontata, perfino sottintesa, una risposta legata alle imprese in Spagna. Invece no, Paolo è ancora una volta capace di illuminare un dettaglio apparentemente minore, ma non per lui:
Era il 1978, il giorno in cui Bearzot mi annunciò che avrei giocato con la Francia. Andavamo da Buenos Aires a Mar del Plata, eravamo sotto le scalette dell'aereo, si avvicinò e mi disse: “preparati”. Pensai alla gioia di mio padre lontano. È il momento della mia carriera che mi capita di ricordare più spesso
Paolo Rossi è stato presidente onorario del Coiano-Santa Lucia che gioca oggi le sue partite al campo sportivo “Vittorio Rossi”, intitolato alla memoria del babbo di Pablito.